Didattica Esperienziale

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La descrizione di questa voce sottolinea il valore dell'apprendimento dell'assetto psicologico per quanto esso può essere evidenziato nel contesto di una attività prevalentemente di tipo pedagogico. In questa dimensione essa è la modalità di insegnamento preferita da Guelfo Margherita. Una lezione il cui scopo è lo stare in gruppo insieme sentendo quello che succede e cercando di condividerlo e capirlo. Una esperienza quasi a cavallo, in un setting adeguatamente strutturato e condotto, tra la didattica attraverso una esperienza stato nascente e l'analisi di gruppo, esperendo insieme i prolegomeni per far nascere una funzione analitica.

Per didattica esperienziale egli intende un modello di apprendimento, che si struttura nel setting classico di una lezione canonica, quando, guidato da un didatta, custode del setting e delle direzioni dei processi, è lo stesso gruppo a insegnare a se stesso per apprendere, attraverso il fare esperienza di sé, chi esso è e come funziona.

Esemplificazioni pratiche possono essere reperite in filmati presenti su questo stesso sito: ad esempio quello della lezione di Guelfo Margherita tenuta al dipartimento di psicologia della SUN (2012) o il seminario continuativo sulla clinica dei sistemi caotici tenuto presso la clinica psichiatrica della Federico II (2010).

L'oggetto dell'apprendimento non sono quindi teorie e nozioni inserite dall'esterno nello spazio mentale del gruppo, magari attraverso le spiegazioni e lo studio di testi, ma le modalità che i singoli e lo stesso gruppo via via acquisiscono nel mettere a fuoco la propria capacità, le qualità ed il senso degli strumenti messi in funzione: attenzione, sensorialità, memoria, collocazione spaziale, operatività, confini degli spazi mentali individuali e gruppali, introiezioni e proiezioni; ciò fino magari all'emergere di un'identità individuale e/o gruppale, orientata dall'esperienza in fieri, verso una acquisizione di qualità professionali e di sapere pratico. Dunque un apprendere dall'esperienza. Il primo modello porebbe essere quello della esperienza di un'analisi didattica, di per sé assolutamente non dissimile da qualunque altra esperienza analitica, ma completamente diversa, come modalità d'apprendimento, dai seminari tenuti la sera in istituto. La differenza è quella tra l'apprendere la teoria della psicoanalisi e l'apprendere a viversi come psicoanalista. Va da sé che è necessario che i due vertici, sapere teorico e sapere pratico, vengano integrati per una crescita ottimale dell'identità professionale.

Potremmo chiamare i due modelli formativi quello del "Professore" e quello del "Maestro" (quest'ultimo oscilla tra la semplicità ed umiltà affettiva del maestro elementare e la saggezza del maestro zen).
Le loro principali differenze potrebbero essere:

 

Modello Professore
(fuoco sul contenuto)
 
Modello Maestro
(fuoco sul contenitore)
 
Apprendere dai libri
 
Apprendere dall'esperienza
 
Seminari e lezioni
 
Analisi professionali e situazionali
 
Essoteria
 
Esoteria
 
Scuola
 
Bottega
 
Imparare un contenuto
 
Imparare ad essere contenitore
 
Linguaggio della sostituzione
(parlare per descrivere una realtà)
 
Linguaggio dell'effettività
(parlare per relazionarsi a una realtà)
 
Lavoro teso alla spiegazione noetica
Lavoro teso alla comprensione emozionale

 

 

Nel primo modello lezioni frontali, libri, scuole sono i campi, gli oggetti, le nozioni che vengono trasmessi in una relazione essoterica da chi ha studiato e sa i contenuti di una disciplina a chi ancora non li conosce e li apprende insieme alla accademica regola dello studiare.
Nel secondo modello il sapere è funzione del gruppo e sgorga al suo centro dall'esperienza comune che il gruppo fa di sé, la capacità di accoglierlo è data dalla esoterica capacità di identificarsi col maestro per impadronirsi delle modalità di approccio all'esperienza di chi non si considera depositario di un sapere universale ma attiva costantemente un'attenzione alla ricerca dello stupore che si incontra riconoscendo significati nuovi.

Bibliografia

Margherita G. (1987). Supervisione in un servizio psichiatrico pubblico: formazione degli strumenti individuali per gli operatori e collettivi dell'equipe. Gruppo e Funzione Analitica VIII, 301

Margherita G. (2001). L'anello di Moebius. Storia di un giocattolo e di un punto di vista complessi costruiti da un gruppo equipe per darsi un senso tra la follia del paziente e quella dell'istituzione. Convegno "L'operatore psichiatrico nel 2000" ASL Salerno, 15 Set 2001.

Margherita G. (2004). Dal campo emozionale alla struttura istituzionale: osservazioni sulle fasi di crescita del grande gruppo del progetto "chance". Koinos-Gruppo e Funzione Analitica XXV(2), 59.

Margherita G. (2005). Per comprendere e proteggere i figli di Crono. Modellizzazione degli apparati gruppali usati per la riflessione, la formazione e l'elaborazione emotiva nel progetto "Chance". Koinos. Gruppo e Funzione Analitica, XXVI (2), 82.

Margherita G., Di Biase R. (2009). Pasto totemico. Un'orda di studenti post-moderni si nutre del Freud sociale e ne decompone le prospettive per creare nuovi totem. Convegno Nazionale dell'Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo. Palermo, 9/5/2009.

Margherita G. (2012). L'insieme Multistrato. Gruppi, Masse, Istituzioni tra Caos e Psicoanalisi. Roma: Armando.

(Pone Federico, Crispino Giancarlo, Rotondi Salvatore)