Origini

Guelfo Margherita descrive così, a pag. 55 de "L'Insieme Multistrato. Masse, Gruppi e Istituzioni tra Caos e Psicoanalisi", le origini della Storia della nostra ricerca gruppale:

"220 studenti del secondo anno del corso di laurea in Psicologia dell’Università Federico II, sono stipati in un aula priva di acustica che può contenerne seduti a stento un centinaio. Il compito è un tirocinio teorico/esperienziale su “gruppo e sogno professionale”. Si incontreranno, a cadenza settimanale per 12 incontri di 4 ore l’uno.
Nell’attesa che succeda qualcosa, che in questo primo incontro tarda a concretizzarsi, il livello di confusione è altissimo. La messa tra parentesi del vettore comunicazionale cattedra-banchi frammenta i contenuti del dire in piccoli gruppi che non riescono a darsi un senso comune, oppure in silenzi annoiati. Le emozioni che prevalgono, nel contesto generale dell’attesa, sono eccitazione, rabbia, abbandono, sfiducia. Il desiderio sembra quello di una crescita sfrenata che distrugga le inutili ed oppressive regole istituzionali. Con la delusoria certezza, in assenza di queste, che niente serva più a niente.

Sento che è necessario organizzare un setting per dare un senso, e che data la complessità della situazione dovrà essere un setting complesso. Detto al microfono le regole del tirocinio e del prossimo incontro. 1) I partecipanti si aggregheranno volontariamente in 10 gruppi di una ventina di persone. 2) Al loro interno sceglieranno un leader portavoce, garante dei loro setting e delle relazioni con l’esterno, un regista-operatore che filmi i loro movimenti perché possano essere obbiettivati, un addetto alla registrazione, scritta o sonora, osservatore partecipe. 3) In ogni incontro, alternativamente, 5 gruppi entreranno in aula e 5 resteranno fuori, negli angoli del chiostro o della città, a riflettere e discutere, separatamente, sul loro costituirsi come gruppi intorno al compito. Venuto il loro turno racconteranno le loro elaborazioni in aula. 4) 4 dei 5 gruppi in aula costituiranno la platea, in costante interazione dinamica col gruppo sulla scena. 5) Separato da una fila di sedie vuote, su sedie disposte a formare una spirale, siederà il gruppo sulla scena. In 10 incontri ciò capiterà quindi a tutti i gruppi. Qui si potrà discutere ed elaborare pubblicamente il proprio senso dell’esperienza".

Nella confusione sono state inserite informazioni su confini, livelli, entità, spazi, occhi, orecchie, linguaggi, identità, possibilità di riflessioni. Quando questi organizzatori agglutinano parti di realtà ci troviamo di fronte ad una trasformazione.

Chi parla, chi guarda, chi ascolta, da quale livello? La frammentazione dei punti di vista ha prodotto entità (individui o collettivi) indovate in livelli differenti di spazi. Naturalmente alle nostre orecchie di individui esse parlano attraverso la voce fisica di individui. Forse però i messaggi che le voci convogliano possono provenire dalle più oscure dimensioni nascoste degli stati di coscienza collettivi e come tali essere percepiti solo, nella dimensione onirica di uno stato di coscienza alterato, dai nostri equivalenti interni empaticamente collegati. Se è istantaneo connettersi e percepirli a livello di un campo emozionale, come quello ad esempio presente nell’aula all’inizio dell’esperienza, non sempre però è facile comprenderli e tradurli. Ciò che ci appare come una linea nella monodimensionalità, può apparirci come un cerchio se mettiamo a fuoco il piano; diventare addirittura una sfera se utilizziamo la visione stereoscopica. La visione monoculare diventa binoculare se aggiungiamo il punto di vista del gruppo, e poi trioculare, quadrioculare, polioculare via via che aggiungiamo e combiniamo punti di vista di collettività più complesse. Forse la realtà del multistrato, i suoi spazi e le forme degli oggetti che contiene, si aprono a quegli spazi a più dimensioni che la topologia chiama di Calaby e Yau.

Se ora torniamo alla tensione ed all’energia presenti nell’aula, mentre questa, come un crogiuolo delle streghe, bolliva i suoi componenti, possiamo vedere il condensarsi di spazi, che diventano punti di vista, che indovano entità, che si costruiscono identità, che divengono personaggi che interloquiscono. Ognuno di questi livelli collettivi ha voce attraverso gli individui costituenti: gli studenti allora stanno nei gruppi, che stanno all’interno dell’aula o nel chiostro, che sta nell’esperienza del corso, che sta nella facoltà e nell’istituzione, che sta nella città, eccetera. Ne consegue, per esempio, che nella tesi di laurea di Arcangelo Diaspro, 2006, (una delle quattro prodotte dall’elaborazione dell’esperienza e sua trasformazione comunicativa che evidentemente continua anche in questo mio scritto) dialogano sullo stage, con gli individui ed i gruppi, anche personaggi collettivi come “il coro” cioè la platea di studenti“ il fantasma del chiostro” cioè il gruppo esterno, “la signora delle chiavi” cioè l’istituzione e le sue regole.

 

IO CI CREDO
I Cortometraggio elaborato dal Nucleo originario del Gruppo

II PRODUZIONE FILMICA a.a. 2006-2007
Testo del parlato e Video presentato come sfondo
per l'intervento tenuto a Palazzo Serra di Cassano (Napoli) nel 2007.

III PRODUZIONE FILMICA 2009
Cortometraggio che racchiude il primo step di evoluzione espressiva
raggiunto dal nostro Gruppo di Ricerca.