Setting Multistrato

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Il setting è quel dispositivo atto ad individuare uno spazio mentale delimitato al cui interno riportare come transfert accadimenti di uno spazio-tempo reale su cui sarà così possibile esercitare la funzione analitica.
Il setting multistrato è, allora, una porzione di spazio-tempo virtuale (cioè interno all'osservatore), cornice in cui è possibile osservare le relazioni tra insiemi di umanità; lo svolgersi dinamico cioè di fenomeni sociali complessi. La sua utilizzazione analitica può favorire al suo interno l'emergenza del loro senso. Esso si compone con l'insieme dei setting che per esempio possono essere co-presenti in una istituzione, organizzati e disposti su differenti livelli di questa. Il setting multistrato infatti “contiene concentricamente al suo interno, sistemi di gruppalità collegate a rete tra loro, ad esempio setting a dimensioni più limitate (setting duale, gruppale, istituzionale). In sostanza esso è una rete relazionale tra setting al cui interno ogni singolo setting contiene la sua propria rete relazionale” con i suoi enti componenti (Margherita e coll 2012, Margherita 2012).
Il setting multistrato appare quindi come una rete che congiunge nodi a loro volta costituiti da reti, oppure come una matrioska contenente al suo interno altri setting che si presentano a loro volta come matrioske più piccole. Vedremo come i livelli differenti di setting possono essere descritti utilizzando anche metafore geometriche (Margherita, 1993).

Proviamo ora ad esempio ad osservare le eventuali differenze tra diversi livelli organizzativi del setting multistrato; c'è da tenere presente che il setting, in generale, come organizzazione ordinatrice a vari livelli dell'osservazione dei fenomeni, è allocato principalmente nella mente dell'analista e viene da questa trasferito nell'organizzazione pratica di una parte della realtà spazio-temporale esterna (lettino, poltrone, appuntamenti) che diviene così l'aiuola in cui può fiorire la funzione analitica.

fig11 pag 163Il setting classico, in ambito psicoanalitico, è “quel dispositivo composto da un insieme di convenzioni e regole che permette di riconoscere, come espressioni della fantasia, le operazioni che si svolgono al suo interno, riportando, attraverso il transfert, nel suo qui ed ora, una scena collocata in un altro spazio-tempo” (Margherita 1993, 2012b; Margherita e coll. 2012a). Questo setting duale, volendo utilizzare una metafora geometrica, può essere visto come la retta che relaziona due punti A-P (Analista-Paziente). Tutto ciò che sta al di fuori di questa retta (cioè la quantità di realtà che non si esprime nelle fantasie di transfert) è da considerarsi quindi come realtà esterna al setting e le sue interferenze con esso vanno trattate come acting out.

fig13 pag 165Restando nella metafora geometrica, nel setting gruppale un'entità terza (il gruppo con i suoi partecipanti) si aggiunge al campo fuori della retta istituendo così lo spazio bidimensionale di un piano. Una parte di realtà esterna alla retta, cioé le relazioni analitiche del paziente e dell'analista col gruppo, viene inclusa ora nel setting-piano.

L'aumento delle variabili in gioco fa risultare più complessi il setting istituzionale e la sua ulteriore espansione al setting multistrato (ad esempio città, società, nazione, cultura). Margherita (1993, 2012b) individua come fattori della maggiore complessità delle variabili dei setting complessi, rispetto a quello duale, i seguenti motivi :

  1. il numero dei partecipanti è superiore a due, ciò fa in modo che si sviluppi una costellazione polifocale con la relativa quantità multipla di intrecci relazionali;
  2. la presenza di vertici di osservazione appartenenti ad entità transpersonali (gruppo, istituzione, etc..) collocate su n-livelli, sovrasistemici rispetto agli individui, che aprono alla n-dimensionalità (vedi occhio della mosca);
  3. all'aumentare delle variabili (oltre i due partecipanti) aumenta anche la qualità caotica delle interazioni in atto, rievocando così, per esempio, il Poincaré (1891) del passaggio dalla dinamica dei due corpi a quella dei tre corpi che apre alla complessità;
  4. dilatazione dello spazio-tempo del setting che da una condizione discreta, scandita da una ritmicità ben definita contrattualmente, si espande verso una dimensione continua laddove una istituzione (ad esempio un manicomio o un carcere) è continuamente in attività; cioè sia di giorno che di notte. Si potrebbe dire che, nel setting istituzionale, la cesura tra spazio diurno (realtà) e spazio notturno (fantasia, sogno) attiva nei setting più semplici si configura come un anello di Moebius da cui non si distingue se l'osservazione sta avvenendo su spazi esterni o interni (sulla realtà dei fatti cioè o quella dei sogni). L'istituzione non riconosce più il giorno dalla notte ed è costretta a sognare di giorno ed a trasformare in realtà le fantasie originanti nel suo setting;
  5. confusione costante fra soggetto, oggetto e contesto dell'osservazione, laddove l'istituzione si configura al tempo stesso come il soggetto che cura, l'oggetto di cui prendersi cura e il contesto in cui si svolge l'intervento;
  6. caratteristiche particolari quindi del setting istituzionale e multistrato risultano essere la sovrapposizione e la confusione tra livelli che, all'interno di una circolarità uniformizzante, permettono l'emergenza, solo sporadica e funzionale al senso emergente, di vertici preferenziali.

Queste condizioni di continuità configurano l'impossibilità di mantenere la realtà esterna al di fuori dell'organizzazione del setting e ne impongono la sua inclusione nel campo: un'assemblea comunitaria può ad esempio trattare i suoi problemi di mensa sovrapponendo totalmente, a buon diritto, la realtà di un cibo scadente e la fantasia di una mamma affamatrice. Ciò esita e sottolinea la stretta parentela tra le istituzioni e la psicosi.
La figura geometrica, caratterizzante il setting istituzionale, con la realtà così aggiunta come punto alfig14 pag 166 di fuori del piano, trasforma allora lo spazio di setting da bidimensionale a tridimensionale (n-dimensionale per quel che concerne il setting multistrato).
In quest'ultimo, infatti, le relazioni si complessificano ulteriormente per il rapporto con il sociale. Le relazioni non avvengono qui solo tra individui ma anche tra enti categoriali o meglio gruppalità di individui (pazienti, cittadini, utenti, etc).
Le entità in relazione tra loro, ed i vertici ad esse riferibili, sono collocate nel multistrato a diversi livelli concentrici contemporaneamente operativi. Vi è così un’apertura alla n-dimensionalità.
Si potrebbe forse dire che caratteristica del setting classico è la diacronia: diacronico è infatti il transfert che importa nel setting accadimenti storici del paziente e diacronico è il processo analitico che tra separazioni e ricongiunzioni vi si svolge. Il setting complesso (setting istituzionale e multistrato) si presenta invece come un fenomeno fortemente sincronico da approcciare globalmente, in una relazione olistica, per le caratteristiche specifiche non discrete del suo spazio tempo. L’osservazione dei contenuti di tale setting diventa globalmente sincronica ed il suo vertice si frammenta in multifocale (vedi anche la voce transfert sincronico).

Questo tipo di setting istituzionale è in grado di mettere a fuoco contemporaneamente e di fornire all'istituzione l'elaborazione dei compiti conferiti ad essa sia dai sovrasistemi (città, nazione, cultura) che dai sotto-sistemi (organi, individui, gruppi); l'integrazione di questo materiale complesso proveniente da questi differenti vertici rappresenta l'elaborazione della funzione analitica per come avviene nell'istituzione.

Ne deriva che la funzione analitica nel setting-istituzione, per il suo sviluppo e la sua comprensione, richieda un dispositivo più complesso di quello atto a gestire la funzione analitica che si sviluppa nei campi duale e gruppale. La funzione analitica istituzionale per permettere all’istituzione di divenire conscia “dei compiti conferitigli sia dal sovra-sistema (vertice della struttura sociale) che dai sotto-sistemi (vertici degli individui e dei gruppi)” considera le contemporanee e diverse sfaccettature del setting complesso:

Il setting complesso come ologramma frattalico. Il setting duale, gruppale ed istituzionale sono differenti livelli di una stessa figura frattalica che incrementa la sua complessità e come tali individuano livelli differenti ma sovrapposti di una stessa realtà sia fisica che emozionale. Nel loro dispiegarsiFigure frattali frattalico sia i setting duali che quelli via via più complessi, contenenti più enti plurilivello, possono contemporaneamente essere osservati sia nel loro senso unico globale sia nella miriade dei sensi scomposti che caratterizza ognuno dei punti di vista plurimi componenti (Margherita e Coll, 2012a). Ognuno di questi è olograficamente portatore di un grado di definizione diverso del senso globale comune. Possiamo cioè ora osservarlo globalmente come una figura continua e con un senso unitario; oppure, contemporaneamente, possiamo anche considerarlo come l’insieme discreto di più componenti indipendenti ognuno con un proprio senso.

Setting come bacino di attrazione. Le caratteristiche reiterative del setting classico duale (interpunzione di appuntamenti e separazioni, ripercorrimento dei fenomeni transferali) individuano una porzione di spazio-tempo che si configura come un bacino di attrazione entro cui il processo psicoanalitico può assumere le caratteristiche di un fenomeno dinamico complesso. Al suo interno infatti il transfert ripercorre le traiettorie dei fenomeni antichi sovrapponendole alle tracce relazionali nuove descrivendo graficamente l'immagine di un attrattore strano.
Il setting gruppale risulta costituito dalla confluenza delle traiettorie dei fenomeni individuali la cui sommatoria vettoriale determina l'emergenza di un vertice sovrasistemico che è quello del Gruppo. In questa maniera il setting gruppale assume il ruolo di bacino d'attrazione o spazio delle fasi dialetticamente connesso con questo attrattore strano collocato ora ad un livello di complessità maggiore rispetto al campo duale da cui i suoi componenti provengono. La relazione tra il processo psicoanalitico ed il setting che lo contiene può così apparire quindi come analoga a quella tra l'attrattore strano e lo spazio delle fasi che lo determina ed in cui esso si svolge. La stessa configurazione, ad un livello di astrazione più complesso, può essere applicata per la comprensione del setting istituzionale e multistrato.

Setting come punto di vista. Il setting è anche un dispositivo organizzatore del punto di vista del contenitore che si propone e dispone ad osservare i contenuti trasportati al suo interno dal transfert. I punti di vista, che osservano a seconda della collocazione dell'ente osservato e possono essere plurimi e talvolta contemporanei, configurano un ventaglio che comprende: sguardo dell’individuo, sguardo della coppia, sguardo del gruppo, sguardo dell’istituzione, sguardo del sociale che guarda l’istituzione, sguardo delle culture specifiche, sguardo via via di entità sistemiche più ampie (Margherita e coll. 2012a). La integrazione corticale dei differenti punti di vista sovrappone alla piatta visione monoculare le più ricche visioni bi- e poli-oculari che naturalmente conducono alla costruzione di dimensioni di comprensione di differente complessità. Questa configurazione rappresentazionale della combinazione degli sguardi è quella che Guelfo Margherita chiama occhio della mosca.

Setting come dispositivo di senso. Il setting è un apparato mentale organizzatore situato a livelli gerarchicamente più complessi di quelli che permettono la percezione di uno stimolo e la relativa risposta nel reale. Derivato dall'ideologia psicoanalitica, esso tende ad inibire l'azione trasformativa sulla realtà al di fuori dei limiti del suo campo per favorire la trasformazione delle percezioni in emozioni, pensiero ed identità; un lavoro parallelo al passaggio dal processo primario a quello secondario; una membrana alfa che protegga uno spazio in cui gli elementi beta della esperienza sensoriale della realtà vengano quivi trans-feriti per essere trasformati in alfa. Il setting è la bolla entro cui viene consentito e protetto il processo di sviluppo dalla sensazione all'emozione al pensiero attraverso la funzione analitica, costruendo così l'apparato per pensare (Bion, 1962) specifico dell'ente considerato (individuo, coppia, gruppo, istituzione, cultura, multistrato).

Bibliografia:

Bion W. R. (1962), Apprendere dall'esperienza, Armando, Roma, 1972.

Margherita G. (1993), Confusioni e dolori in un'istituzione psichiatrica per uno psicoanalista alla ricerca di luoghi, oggetti e concetti per costruire un setting, “Psyche”, 1, 71, 1993.

Margherita G., Rotondi S., Verde F., Braucci O, Di Biase R., Loffredo S., Pone F., (2012a). Institution as a Chaotic Setting. . www.thecomplexmultilayerset.com

Margherita G. (2012b) L'insieme multistrato, Armando editore, Roma, 2012.

Poincaré H., Sur le problème des trois corps, “Bulletin Astronomique, Serie I”. 8, 12-24, 1891.

(Federico Pone, Mariapina Famiglietti, Salvatore Rotondi, Giancarlo Crispino. 16/10/2013)