9 Luglio 2012 - intervento del prof. Guelfo Margherita
al Dibattito online dei soci SPI: "Psicoanalisi e Servizi, quale Incontro?"
(2/5/2012 al 10/7/2012, a cura di Giorgio Campoli e Francesco Carnaroli.)
Psicoanalisi e servizi sono entità composite entrambe con identità stabilizzate; l'una sul piano tecnico-culturale l'altra su quello economico-burocratico. Difficile è ipotizzare se e chi delle due si accolli il compito trasformativo e destabilizzante di Maometto di incamminarsi verso l'immobilità reale o supposta dell'altra, che si propone come una montagna reticente al miracolo. Nella sua totalità il compito si presenta quindi impossibile.
Ma come detto, per fortuna, sia psicoanalisi che servizi sono entrambe entità composite; posseggono quindi frange periferiche capaci, nella loro libertà sottosistemica, di fiutare affari economici e culturali, cioè sono in grado di intrigare all'esplorazione. Quindi flirtare tra loro per la nascita di una speranza. Quando e dove l'incontro è avvenuto (sempre tempestoso ed emozionante) ed è stato felice sia per la psicoanalisi che per i servizi, la frangia periferica del servizio interessata ha dovuto comunque provvedere a proteggere l'esperienza dalla repressione burocratica ed economica. Quella psicoanalitica soffrirsi il disconoscimento culturale. Ciò ha reso nei fatti le esperienze ricche ma brevi e dolorose.
Sarà Giulietta dunque a dover spiegare ai Capuleti quanto si senta attratta dalla foga di Romeo a trascinarla fuori dalla stanza con balcone in cui la rigida educazione paterna tendeva a rinchiuderla vietandole di approfondire i racconti della nutrice; Romeo, per verso, spiegherà a Montecchi come in nessun luogo si sia sentito così profondamente accettato e capito come nel cervello di Giulietta, collegato a rete con le teorie e le pratiche della psicoanalisi; cioè quanto ciò gli permettesse di capire ed orientare il suo comportamento virile a produrre benessere e cure invece che numero di pratiche e risparmi.
Stando così le cose sento che io non posso che schierarmi tra i fautori di questo matrimonio.
Se la mente del singolo psicoanalista che lavora nel campo dovrebbe essere la chiesa di questa unione proibita dalle famiglie, l'anello, il legame, il simbolo della trasformazione in coppia dei costituenti non può che essere il setting. E' assolutamente intorno al setting, infatti, che si gioca la possibile unione teorica tra psicoanalisi e servizi e l'accettazione dell'unione da parte delle loro famiglie d'appartenenza.
Ricordo Nicola Perrotti col suo accento abruzzese che rispondeva alle mie proposizioni basagliane durante la supervisione: "attento Margherita, la psichiatria deforma la psicoanalisi". Ho cercato di far diventare, da allora, quel deforma un trasforma; studiare cioè modalità capaci di adattare ad universi più complessi, quelli istituzionali, le topologie del setting classico (Margherita, 1993, 2010, 2012).
Se Setting è la parola chiave, quali setting possono immaginarsi nei sevizi e come organizzati.
Pensiamone alcuni collocati ai livelli topologicamente concentrici a cui si esprimono:
- setting per la psicoanalisi nelle istituzioni;
- setting per la psicoanalisi con le istituzioni;
- setting per la psicoanalisi delle istituzioni.
Il primo riguarda analista e paziente in una stanza di cui è proprietaria l'istituzione; il secondo è l'uso della gruppalità terapeutica (ad esempio l'equipé) per l'approccio contemporaneo al paziente psicotico ed ai suoi milieu; il terzo riguarda i luoghi e l'organizzazione dei tentativi di pensare psicoanaliticamente i servizi. Nulla vieta che essi siano costantemente attivi in contemporanea.
In questi tre spazi concentrici il setting classico naturalmente va incontro a trasformazioni topologiche che permettono di mantenere la funzione delle invarianti grazie alla esistenza adattativa delle variabili.
Attraversando questi spazi la complessità ci mette di fronte a confusioni di confine, tempi, spazi, contratti e ruoli. Ad esempio chi cura chi? Il servizio in esame è cioè, a seconda del punto di vista, ora terapeuta, ora paziente, ora addirittura contesto: cioè a dire setting esso stesso (Margherita, 1993, 2011).
Un altro elemento che tende a differenziare il setting classico da quello dei servizi è quello del numero delle persone coinvolte e dei differenti ruoli che esse rivestono. Come ci suggerisce Correale, i luoghi dell'intervento psicoanalitico nei servizi, sono infatti principalmente e storicamente le riunioni d’équipe e le assemblee comunitarie. Cioè dimensioni in cui è necessario, per capire che succede, che l'analista sia esperto anche di psicoanalisi di gruppo.
Ma la cosa su cui vorrei concludere e che più mi intriga riguarda la cultura dei servizi. La crisi catabolica della psichiatria classica ha permesso negli anni '70 che, con un movimento anti-entropico, come strutture dissipative, i movimenti culturali neo-basagliani e psicoanalitici rivoluzionassero in Italia la cultura dei servizi creando nuovi campi culturali. Chissà se lo stato attuale di disgregazione pratica e culturale dei se rvizi, per lo meno dal nostro punto di vista, tra interesse personale, burocrazie, economicità e cognitivismo possa ricreare condizioni disgregative analoghe perché i cataboliti possano essere utilizzati per la creazione di un nuovo spazio entro cui possano avvenire movimenti anti-entropici fautori di nuove strutture dissipative connesse alla nascita di una nuova cultura.
Se pensiamo ad una cultura analitica, il soggetto di un simile movimento non può che essere la struttura dissipativa di un gruppo che pensi psicoanaliticamente. La serie da immaginare potrebbe essere: gruppi che all'interno dei servizi discutano di psicoanalisi; che poi si riuniscano con psicoanalisti per supervisioni istituzionali (Margherita, 2008) ed alla fine di essa gruppi di psicoanalisti che discutano tra loro una teoria psicoanalitica dei servizi.
Perché allora, per passare dalla teoria alla pratica, gli intervenuti a questo dibattito non si costituiscono in gruppo di studio sui servizi della SPI?
Bibliografia
- Margherita, G., Confusioni e dolori in un’istituzione psichiatrica per uno psicoanalista alla ricerca di luoghi, oggetti e concetti per costruire un setting. Psiche, 1, 71, 1993.
- Margherita, G., Mancini, E., Nemoianni, E., Parlato,M., Rossano, M., Santucci, F., Vecchi,L.,: “Esistono istituzioni sufficientemente buone da essere capaci di rêverie? Prevenzione ed elaborazione gruppale del mobbing e del burn-out”. Atti del convegno “Psicopatologia del lavoro dimensioni cliniche psicologiche e sociali”. Edizioni Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli 4, 5 Dic., 2009.
- Margherita, G., Rotondi, S., Verde, F., Braucci, O., Di Biase, R., Loffredo, S., Pone, F., Institution as a chaotic setting. International convention "Mind force matrix of human evolution". Università di Siena, ott. 2010.
- Margherita G. (2011), The Eye of the Fly: Psychoanalytic Gestalten and Chaotic Attractors in Large Groups and Institutions. Chaos and Complexity Letters, volume 4, issue 3.
- Margherita, G., L'Insieme Multistrato, Armando, Roma, 2012.