Romolo e Remo

25 Febbraio 2012 - intervento del prof. Guelfo Margherita

al Dibattito online dei soci SPI: "Istituzione, Gruppi e Alleanze Inconsce"
(1/2/2012 al 14/4/2012, a cura di Francesco Carnaroli e Claudia Pellegrini.)

 

Come Fuortes da giovane associato anche io, era il 1966 ai tempi di generazioni meno accoglienti di quelle che incontrerà lui, ho avuto una oscillazione tra i due Istituti (allora Lungotevere delle navi e via Salaria). Feci i primi colloqui a lungotevere e fui ammesso. Nelle more arrivò in Italia Matte Blanco che come didatta di Salaria si mise a disposizione per analizzare candidati anche a Napoli (veniva nel fine settimana in albergo e due sedute su quattro potevano essere fatte per me senza gravosi spostamenti). Naturalmente un’analisi con lui, e per giunta per metà a Napoli, era un’occasione che non persi. Rifeci i colloqui nel nuovo istituto ed iniziai.

Lungotevere decise allora di comunicarmi di scegliermi un’analista; io dissi che avevo già iniziato con Matte Blanco; ricevetti una risentita lettera del presidente di lungotevere che mi invitava ad approfondire nella mia analisi i motivi nevrotici del perché avevo scelto l'istituto rivale. Io invece, data la situazione, avrei imputato alla mia nevrosi naturalmente la scelta diversa.

La cosa mi infastidì abbastanza e ridimensionò in me l’onnipotenza giovanile di vedere la perfezione come terminale di una carriera analitica. Ma questo è ancora niente! Anni dopo, raccontando l’episodio ad un collega, attualmente didatta della nostra società, mi sentì rispondere che certo il mio era stato un comportamento nevrotico come quello di un bambino che pretende di scegliersi i genitori.

Questo atteggiamento pseudo-analitico di baldanzosa sicumera, di star sempre dalla parte della ragione (violenza dell’interpretazione) di manipolazione della realtà al di la del senso comune, credo che sia una delle cose che abbiano fatto più male all’immagine della psicoanalisi nella società.

Servadio e Perrotti si amavano forse come fratelli, ma per non correre il rischio di Romolo (?!?) e Remo e, perché no, di Eteocle e Polinice, per reciproca tranquillità sentirono che era meglio separare i loro campi. Per come me li ricordo, nessuno dei due avrebbe accettato di fare il maschio beta in istituzioni che allora erano patriarcali.

Ed ora? Persistono queste condizioni? Quali sono le eventuali differenze che giustificano la dicotomia? E’ essa economica da un punto di vista identitario, didattico o scientifico? Al mio gusto di archeologo non interessa se Assiri e Babilonesi si siano con il trascorrere del tempo trasformati negli attuali Sunniti e Sciiti alla sinistra e destra dell’Eufrate e quali sarebbero gli eventuali vantaggi ad unirli in un'unica tribù. Questo può interessare lo storico o il politico. Penso però che un problema evidentemente esiste ed è quello del diritto alla trasparenza istituzionale per ridescriversi la propria derivazione identitaria. Chiunque voglia cercare di capire le ragioni storiche ed attuali di una divisione che può apparirgli antieconomica deve avere spazi, tempi ed opportunità per discuterne ed essere informato (senza essere, magari nei corridoi, accusato di scoptofilia genetica).

 

immagine copyright Enzo de Giorgi